Stop a benzina e diesel, doccia fredda per produttori e proprietari: ufficialità immediata

Una mazzata si abbatte sul mondo dell’auto, spazzando via ogni speranza di ripensamento sulla fine dei motori termici.

La questione sembrava ancora aperta, con voci e sussurri nei corridoi di Bruxelles che lasciavano intravedere spiragli di trattativa. Ma il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra ha spento ogni illusione con due semplici parole: “La risposta è no”.

Netto, deciso, definitivo. Come quando da piccoli si chiedeva un gelato prima di cena e la risposta dei genitori non ammetteva repliche. Solo che questa volta in gioco c’è il futuro dell’industria automobilistica europea. La politica ancora una volta ha deciso di colpire con durezza l’automotive europeo.

Il muro invalicabile della politica

La decisione pesa come un macigno sulle spalle dei costruttori. Dal primo gennaio le regole si faranno ancora più severe, con un taglio drastico delle emissioni consentite. I numeri parlano chiaro: si passa da 114 a 95 grammi di CO2 per chilometro. Sembra poco, sulla carta. Ma per l’industria dell’auto è come chiedere a un maratoneta di correre gli ultimi chilometri in salita, con uno zaino pieno di pietre sulle spalle.

Europa no
Un macigno sull’industria dell’auto europea (ansa) derapateallaguia.it

L’Acea, che rappresenta i costruttori europei, ha fatto i conti. E i numeri fanno venire i brividi: si parla di multe fino a 15 miliardi di euro. Una cifra che fa impallidire qualsiasi direttore finanziario. Ma Hoekstra non si scompone. Anzi, ricorda come nel 2020, quando entrarono in vigore le precedenti restrizioni, i profeti di sventura avevano previsto sanzioni astronomiche che poi, nei fatti, si sono rivelate molto più contenute.

Nemmeno il Partito Popolare Europeo, il gruppo politico più numeroso a Bruxelles, è riuscito a far breccia nel muro della Commissione. La loro campagna per una revisione dello stop ai motori termici del 2035 è scivolata via come acqua sulla roccia. Chiedevano più flessibilità, più apertura verso diverse soluzioni tecnologiche. Hanno ottenuto un “no” secco, che non lascia spazio a interpretazioni.

Qualche piccola consolazione potrebbe arrivare dalle modalità di applicazione delle sanzioni. Si parla di congelare temporaneamente le multe per il 2025, o di spalmare il calcolo delle emissioni su tre anni. Un po’ come quando si rimanda un esame difficile alla sessione successiva, sperando di avere più tempo per prepararlo. Le case automobilistiche potrebbero così recuperare nel biennio 2026-2027, se non dovessero centrare gli obiettivi nel 2025.

Ma la direzione è ormai tracciata. L’Europa non torna indietro sulla sua rivoluzione verde. Chi produce auto dovrà adeguarsi, e in fretta. Come quando arrivò la rivoluzione digitale: chi non si adattò in tempo rimase tagliato fuori. La differenza è che questa volta non si tratta solo di cambiare il modo di comunicare, ma di ripensare completamente il modo in cui ci muoviamo. E il tempo stringe, inesorabile come le lancette di un orologio che non si può fermare.

Gestione cookie