La riforma prevista scatena subito polemich con tanti operatori in pericolo. Lo scenario non è dei più favorevoli
Si parla ormai da anni del caro carburanti e dei costi insostenibili che esso ha imposto agli automobilisti. Ora la vicenda si arricchisce di un altro particolare ma che, stavolta, interessa l’altra parte in causa, quella dei benzinai.
Un provvedimento, infatti, è al vaglio del Governo e, se approvato, rischia di ridurre in maniera significativa il loro numero in futuro, tramite quelle che sono le modifiche che l’esecutivo desidera apportare nel settore.
Che quello attuale non sia un momento eccezionale per gran parte degli operatori economici era ben chiaro ma, questa riforma, rischia di far precipitare la filiera nazionale delle stazioni di servizio. Di seguito, ecco quali potrebbero essere i principali cambiamenti previsti.
Il Consiglio dei Ministri potrebbe presto approvare un nuovo provvedimento che può portare alla chiusura di circa il 20% dei distributori. L’obiettivo? Quello di far chiudere per sempre le stazioni di servizio che si trovano in zone del nostro paese che risultano essere poco trafficate o che non sono conformi agli standard di sicurezza più moderni.
Il fine della riforma, stando a quanto emerso, non è quello di complicare la vita agli automobilisti, privandoli delle stazioni di servizio, bensì di ottimizzare il servizio ed anche la qualità dei prodotti che vengono erogati.
Dunque, si punta ad avere un numero più contenuto di benzinai ma con l’obiettivo di aumentarne la qualità. Per quelli che resisteranno ai tagli si pensa all’introduzione di nuovi incentivi che avranno il target di riconvertire le strutture rendendole, di fatto, meno impattanti sull’ambiente. Lo Stato andrebbe a pagare circa il 50% delle spese per i lavori di rifacimento delle stazioni di servizio fino ad un massimo di 60mila euro, operazione che comprenderà, ad esempio, l’installazione di tante nuove colonnine adibite alla ricarica dei veicoli elettrici e plug-in ibridi.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, starebbe per sparire l’obbligo di esporre il cartello dei prezzi medi regionali, introdotto ormai la scorsa estate dal Governo per calmierare i prezzi. Questa soluzione non ha affatto migliorato la situazione con le oscillazioni dei prezzi che sono rimaste senza una costante e il più delle volte al rialzo.
In attesa dell’approvazione della riforma, si attende ora la risposta degli operatori del settore. Non mancheranno certo critiche a quanto è stato prospettato.
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