Il mondo dei motori si sta rivoluzionando, con 35 mila addii dalle fabbriche che fanno discutere.
Da un po’ di tempo a questa parte non stanno di certo mancando le difficoltà nel mondo delle auto, con tante aziende che devono cercare in qualche modo di far quadrare i conti. La situazione però è sempre più complessa, considerando infatti come le vendite non siano più soddisfacenti come un tempo e lo sanno molto bene anche i colossi.
Per tanti anni la Germania è stata vista come il punto di riferimento nel mondo dei motori, con la qualità del proprio prodotto che non è mai stato messo in discussione. Ancora oggi questo è senza dubbio un aspetto che rende grande questa nazione, ma allo stesso tempo non ci si deve dimenticare della crisi.
Lo si vede con ciò che sta accadendo da tempo alla Volkswagen, con il colosso di Wolfsburg che si trova nelle condizioni di dover limitare e non di poco le spese. Lo si è visto per esempio anche dai segnali che ha lanciato il marchio, evidenziando il rischio di chiusura delle fabbriche tedesche, ma intanto si va avanti con la riduzione del personale.
Volkswagen in crisi: pronti 35 mila lavoratori in meno entro il 2030
In questo momento ci sono complessivamente 130 mila lavoratori nel mondo Volkswagen, ma questo è un numero che è destinato a dover crollare. Infatti la casa tedesca dovrebbe abbattere il numero di lavoratori di ben 30 mila posti, un numero che sembrerebbe essere quasi già raggiunto dato che, come si legge su sicurauto.it, si sarebbe già trovato un accordo con 25 mila lavoratori, soprattutto per i contratti che stanno terminando.

La situazione in Volkswagen del resto è davvero complessa, considerando infatti come i primi nove mesi del 2025 abbiano fatto registrare complessivamente un utile di 5,4 miliardi, dunque un calo del 58%. Peggiore ancora di più l’utile netto, visto che passa a 3,4 miliardi, con un calo del 61,5%.
Si sta cercando in tutti i modi di poter trovare una soluzione in casa Volkswagen, ma non si tratta di un qualcosa di facile. Le problematiche del marchio sono evidenti da diverso tempo, con Oliver Blume, il CEO del marchio, che sa bene come non basta semplicemente ridurre il personale per poter cercare in qualche modo di sistemare i conti. Tutto passa da un piano di rilancio per rendere il marchio competitivo come da tradizione.





