Valentino Rossi, il grande dolore: è finita molto male

Vent’anni di storia insieme stanno scivolando via come sabbia tra le dita. La favola tra Valentino Rossi e la Yamaha si sta sgretolando pezzo dopo pezzo.

Chi segue il motociclismo sa bene quanto sia raro trovare un legame così profondo come quello tra Vale e la casa dei tre diapason. Una storia che sembrava destinata a durare per sempre, anche dopo il ritiro dalle corse. Le vittorie, i sorrisi, le battaglie condivise – tutto questo sta sbiadendo come una vecchia foto, lasciando spazio a un presente fatto di decisioni fredde e distacchi silenziosi.

Nessuno se lo aspettava, eppure i segnali erano lì, nascosti tra le pieghe delle notizie di mercato. Come gocce che scavano la roccia, una serie di piccole decisioni ha eroso quel rapporto che pareva indistruttibile. Prima la scelta della Yamaha di voltare pagina nell’abbigliamento ufficiale, abbandonando la VR46 Apparel dopo quattro anni.

Un addio scritto tra le righe

È un cambiamento che sa di taglio netto, considerando quanto il marchio di Vale fosse intrecciato con l’identità stessa del team giapponese.

Addio Valentino Rossi
VR46 apparell (sito ufficiale) derapateallaguida.it

Ma il vero colpo al cuore è arrivato con il no secco della VR46 alla proposta di diventare team satellite Yamaha in MotoGP. Un rifiuto che puzza di orgoglio ferito, di qualcosa che si è rotto nei rapporti tra le parti. E mentre Pramac si prepara a raccogliere l’eredità lasciata dal team di Tavullia, anche in Moto2 si consuma l’ennesimo capitolo di questa separazione.

Le parole di circostanza non mancano, certo. William Favero, dalla sua posizione di responsabile marketing Yamaha, ha provato a indorare la pillola parlando di “dedizione” e “duro lavoro”. Ma dietro questi ringraziamenti di facciata si nasconde il gelo di un rapporto che non è più quello di una volta.

E ora? Il futuro è pieno di punti interrogativi. Dal Ranch di Tavullia allo Yamaha Master Camp, ogni collaborazione tra Vale e la casa giapponese sembra appesa a un filo sempre più sottile. Un impero costruito in vent’anni di storia comune – dal 2004 al 2010, poi dal 2013 al 2021 in sella, fino al ruolo di ambassador iniziato nell’aprile 2023 – sta crollando come un castello di carte.

C’è qualcosa di malinconico in tutto questo, come quando finisce una storia d’amore in cui si credeva ciecamente. Il motorsport moderno non fa sconti a nessuno, nemmeno a una leggenda come Valentino Rossi. Le logiche del business hanno preso il sopravvento sui sentimenti, trasformando quello che era un matrimonio perfetto in una separazione silenziosa ma dolorosa.

E mentre il mondo delle due ruote continua a girare, resta l’amaro in bocca per una favola che non avrà il suo “e vissero felici e contenti”. A volte le storie più belle finiscono così, senza clamore, lasciando solo ricordi e un velo di tristezza per quello che poteva essere e non è stato.

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