James Toseland, la leggenda del pianista sul circuito

La storia e i trucchi del campionissimo di Superbike: impara da lui ad allenarti con la cosiddetta “regola del 12”

Balzato agli onori delle cronache in questi ultimi giorni per il meritatissimo ingaggio con la Yamaha per la prossima stagione della MotoGP, ecco James Toseland: girando sulla rete abbiamo trovato l’intervista che riportiamo qui sotto, tratta dal sito di Men’s Health, ultra-famosa lettura dedicata ai maschietti.

Per gli appassionati italiani di Superbike, James Toseland è “Giacomino”. Ma il soprannome, nato quando faceva parte della squadra Ducati Xerox e che ben si associa a quel faccino da bravo ragazzo, non rende giustizia a una grinta Mondiale. James è il pilota di punta del team Hannspree Ten Kate Honda: vincitore del Mondiale 2004, l’anno scorso è arrivato dietro soltanto al mitico Troy Bayliss.

La sua peculiarità, a parte la grande preparazione atletica (come dimostra un fisico da copertina), è la passione per la musica. Per il piano, precisamente. È da lì che nasce il suo secondo soprannome, “Il pianista”. Prima di alloggiare in un hotel, Giacomino si accerta della presenza del pianoforte. E quando torna a casa, la prima cosa che fa è incontrare Warren, Paul e Gav, gli altri elementi della sua band (i Crash), per provare il repertorio di cover rock. Senza dimenticare nemmeno per un attimo il suo unico obiettivo: diventare per la seconda volta campione del mondo Superbike.

Scusa, ma che c’entra il pianoforte con il rombare della tua Honda?

«Se ci pensi, rock e moto sono un binomio inseparabile. E poi la musica serve per staccare la spina e scioglierti fino al midollo. A me succede così, specie quando salgo sul palco con la mia band: mi lascio andare completamente. Mentre ci esibiamo, sono trascinato dalle mie tastiere e dal pubblico che canta con noi. Perché scindere tra carriera e il resto è l’unico sistema per non uscire di testa».

Insomma, consigli a tutti una passione extralavoro…

«Sì, perché è una valvola di sfogo. Io butto tutto nel pianoforte: ho cominciato a studiarlo da piccolo e ho continuato con le lezioni fino ai 17 anni. Se non suono, sento che i nervi cominciano a vacillare. Al contrario, mi basta strimpellare un paio di motivi per rilassarmi e recuperare le energie. In quel momento che dedichi a te stesso, recuperi le energie psichiche. E capisci che la tua esistenza non gravita solo intorno al lavoro».

Questo effetto “liberatorio” arriva con qualsiasi hobby?

«Direi di sì. Ma secondo me la musica fa di più: non ti inietta solamente coraggio, ti allevia il dolore, ti fa passare la luna storta e ti scioglie le tensioni. Inoltre, suonare uno strumento tira fuori le emozioni che spesso noi uomini tendiamo a reprimere. Io, ad esempio, non piango praticamente mai: mi sfogo solo quando tocco i tasti. Le note sono pura liberazione per il cervello che altrimenti, dopo uno stress prolungato, va in tilt».

James Toseland intervista
L’intervista a James Toseland (AnsaFoto) – derapate.allaguida.it

D’altronde, in un brano quanto in pista, è questione di avere il giusto “tempo”.

«Il tempo ti batte dentro solo nell’istante in cui sei easy, ti senti a tuo agio. I grandi campioni e gli artisti più bravi si riconoscono proprio da questa disinvoltura estrema nel fare cose superbe».

Essere disinvolto è importante, però lo è anche la concentrazione: quando le telecamere ti inquadrano prima della partenza, hai uno sguardo da killer.

«In pista e fuori, per ottenere risultati non ti puoi permettere di essere fiacco, né di fare l’altruista. Punta sull’aggressività e sulla grinta. Così sarai pronto a ribaltare le situazioni negative e gli imprevisti. Con l’esperienza impari che tutto dipende soltanto da te, dalla fame di successo e da quanto credi nelle tue capacità. E secondo me è più facile mettere a fuoco il bersaglio, se ti estranei da ciò che hai intorno. Niente chiacchiere, niente battute: meglio trovare la calma, pensare a ciò che ti aspetta tra cinque minuti e proiettarti nell’azione. Il mio chiodo fisso? Scendere almeno di un decimo di secondo rispetto alle qualificazioni».

Hai subìto nove operazioni dovute a cadute, ma sei tornato in pista ogni volta più forte. Il segreto?

«Il momento per me più duro è stato nel 1998: mi sono rotto le caviglie, con il risultato di avere entrambe le gambe ingessate e di andare in giro in carrozzella. Be’, sei settimane dopo sono tornato in piedi. Andavo in palestra quattro ore al giorno e, per non mollare, immaginavo di essere in pista. Nei casi disperati, immaginarti in azione, aver voglia di dimostrare ancora quanto vali, aiuta molto».

L’allenamento fisico fa miracoli anche nella vita di tutti i giorni?

«Sì, le tue condizioni di forma giocano un ruolo fondamentale sul tuo benessere generale, e nel motociclismo rappresentano la vera forza. Se sei stanco, se sei disidratato, il cervello rallenta e la fatica cresce. A quel punto gli errori diventano inevitabili e ai miei livelli un unico errore impercettibile manda all’aria l’intera corsa. Ecco perché sgobbo ogni giorno, con costanza».

Meglio essere metodico, quindi?

«La routine mi piace e credo fermamente nelle abitudini e nell’autodisciplina: se la fai tua, la scoprirai essere spesso una reale ricetta del successo. Lo dico per esperienza: se ho vinto un Campionato del mondo è stato grazie agli allenamenti rigorosi, alle diete severe e alle tabelle di marcia inflessibili. Dopo avere ottenuto un risultato simile sarei uno stupido se non continuassi su questa strada!».

Un’altra arma indispensabile per tagliare il traguardo che ti prefiggi?

«In questi 26 anni ho capito che nella vita, come sulla moto, serve equilibrio».

Sei considerato un sex symbol e non hai relazioni fisse: ti piace cambiare oppure c’è sotto dell’altro?

«Per ora le donne sono stabili al terzo posto delle mie preferenze, dopo le dueruote e suonare il pianoforte. Stabilire le tue priorità è fondamentale. Io non mi faccio scappare le occasioni, certo, ma ritengo che impegnarsi in una relazione stabile richieda tempo e dedizione. Purtroppo non posso permettermi né l’uno ne l’altra, quindi per mettere su famiglia penso di attendere il giorno nel quale appenderò il casco al chiodo».

Vuoi farci credere che è meglio una corsa di un tête-à-tête?

«La classifica delle mie preferenze non mente: quando ti stai impegnando per diventare il migliore, tagliare il traguardo davanti agli avversari è una soddisfazione che non ha paragoni. E il bello è che non c’è nulla di male. Ripeto: se la carriera è la tua priorità attuale, ammettilo candidamente. Vedrai che le ragazze sapranno apprezzare la tua onestà».

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