Targhe polacche in Italia, un metodo sempre più diffuso per risparmiare su bollo e assicurazione. Un approfondimento sulla legalità e i rischi.
Ti sei mai chiesto perché sempre più automobili in Italia circolano con una targa straniera, in particolare polacca? Non si tratta solo di un vezzo estetico o del desiderio di distinguersi. Dietro questa scelta si nasconde una strategia economica che negli ultimi anni ha guadagnato popolarità. L’uso delle targhe estere, in particolare quelle polacche, rappresenta un fenomeno sempre più diffuso, ma solleva una domanda cruciale: è davvero tutto legale?
In un periodo in cui le spese di gestione di un veicolo – bollo, assicurazione, revisione – sembrano lievitare senza sosta, molti automobilisti cercano soluzioni alternative per alleggerire il proprio budget. L’opzione di immatricolare l’auto in Polonia non è solo un espediente per risparmiare; è un vero e proprio meccanismo che sfrutta le differenze normative tra i Paesi europei. Tuttavia, come spesso accade quando si tratta di escamotage legali, il confine tra ciò che è consentito e ciò che può mettere nei guai è sottile.
Targa estera, Perché proprio la Polonia?
L’interesse per la targa polacca non è casuale. La Polonia offre condizioni vantaggiose che attraggono automobilisti da tutta Europa. Bollo auto più basso, assicurazioni meno costose e procedure di immatricolazione semplificate rendono questo Paese una meta ideale per chi desidera risparmiare. Inoltre, le norme europee sulla libera circolazione dei veicoli permettono di guidare un’auto con targa estera in Italia senza, in apparenza, violare alcuna legge. Ma è davvero così semplice?
La normativa italiana prevede che un veicolo immatricolato all’estero possa circolare sul territorio nazionale per un periodo limitato, di solito 12 mesi, a patto che il proprietario non risieda stabilmente in Italia. Tuttavia, c’è chi aggira questa regola utilizzando prestanome polacchi o stabilendo una residenza fittizia all’estero per prolungare la permanenza del veicolo con targa straniera. In teoria, tutto appare in regola; in pratica, il rischio di incappare in controlli severi e multe salate è sempre dietro l’angolo.
Cosa dice la legge in Italia?
Nel 2019, con il Decreto Sicurezza, l’Italia ha introdotto norme più stringenti per arginare l’uso illecito delle targhe straniere. Chi risiede in Italia da oltre 60 giorni e continua a guidare un’auto con targa estera è passibile di sanzioni. La multa può superare i 700 euro, oltre all’obbligo di regolarizzare l’auto tramite immatricolazione in Italia o rimozione del veicolo dalla circolazione. Tuttavia, il decreto ha lasciato spazio a diverse interpretazioni, e spesso le verifiche non riescono a tenere il passo con le strategie creative messe in atto dagli automobilisti.
Un altro punto da considerare riguarda l’assicurazione. Molti scelgono la targa polacca per beneficiare di premi più bassi rispetto a quelli italiani. Tuttavia, in caso di incidente, il risarcimento potrebbe non essere così semplice. Le compagnie italiane e quelle estere potrebbero avviare lunghe dispute, lasciando il conducente in una posizione scomoda e vulnerabile.
Dal punto di vista economico, l’immatricolazione in Polonia può sembrare allettante, specialmente per chi possiede veicoli di grossa cilindrata o auto d’epoca, per cui il bollo e l’assicurazione in Italia rappresentano un vero salasso. Tuttavia, i vantaggi immediati devono essere bilanciati con i rischi legali. Inoltre, la percezione del risparmio potrebbe svanire nel momento in cui si viene fermati per un controllo o si subisce un sinistro.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il recente rafforzamento dei controlli in Italia, soprattutto nelle regioni di confine e nei grandi centri urbani. Le forze dell’ordine hanno affinato gli strumenti per individuare chi cerca di eludere le normative nazionali, rendendo sempre più difficile farla franca.