Rombo cupo, assetto ribassato e quel sibilo inconfondibile del turbo che faceva girare la testa. La Fiat Uno Turbo è stata molto più di una semplice utilitaria “pompata”
Chi ha vissuto gli anni ’80 lo sa bene: erano tempi in cui le case automobilistiche osavano, sperimentavano, creavano piccoli mostri su quattro ruote. E la Uno Turbo era proprio uno di questi. Un concentrato di potenza racchiuso in una scatoletta di lamiera che pesava poco più di 800 chili.
Sembrava quasi uno scherzo della natura: un motore turbo su una citycar, eppure funzionava alla grande. Il rombo del suo scarico risuonava per le strade come un ruggito in miniatura, facendo voltare anche i più distratti.
Un mercato che premia l’audacia
Oggi trovare una Uno Turbo è diventata una vera caccia al tesoro. Sul mercato dell’usato i prezzi raccontano storie diverse. Si parte dai modelli più vissuti, quelli che hanno macinato chilometri su chilometri e magari necessitano di qualche cura: per questi servono tra i 6.500 e gli 8.000 euro. Non sono pochi per un’auto di quarant’anni fa, ma stiamo parlando di un pezzo di storia.
La fascia media del mercato si fa più interessante. Con 15-20.000 euro si portano a casa esemplari in buone condizioni, pronti a far rivivere le emozioni di un tempo. Ma è nella fascia alta che si trovano i veri gioielli: gli esemplari meglio conservati, quelli con pochi chilometri o appartenenti a serie speciali, possono superare i 20.000 euro, arrivando in alcuni casi a sfiorare i 35.000.
Numeri alla mano, questa piccola bomba italiana non scherzava affatto. Con 105 cavalli spremuti da un 1.300 cc turbo, scattava da 0 a 100 in 8,3 secondi e toccava i 200 orari. Roba da far impallidire rivali ben più blasonate come la Golf GTI e la 205 GTi. Il tutto condito da dettagli che gridavano sportività: cerchi in lega da 13 pollici con il logo dello scorpione, scritte “Turbo i.e.” sparse ovunque, interni rosso-neri che sembravano usciti da una monoposto.
Ma non era tutto rose e fiori. La Uno Turbo aveva un carattere particolare, di quelli che non perdonano gli errori. Quando il turbo entrava in pressione, bisognava essere pronti a domarla. Un colpo di gas troppo deciso e la piccola peste tirava dritto come un missile. Un’alzata di piede brusca in curva e il posteriore accennava a fare il ballerino. Non era un’auto per tutti, chiedeva rispetto e capacità di guida.
In nove anni di produzione ne sono uscite circa 20.000. Oggi rappresentano un pezzo di storia motoristica italiana, testimoni di un’epoca in cui l’audacia progettuale non conosceva compromessi. Chi ne possiede una sa di avere tra le mani non solo un’auto, ma un pezzo di quel sogno anni ’80 fatto di turbo, adrenalina e un pizzico di follia meccanica.